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Marina Falco
Diplomata presso il Liceo Artistico di Cuneo, si dedica con passione all’acquarello, che nel corso degli anni ha utilizzato in modo sempre più lontano dalla tradizione, associandolo ai materiali più disparati.
La sua produzione dopo anni di naturalismo è passata ad un’interpretazione neosimbolista: le pietre, soggetti predominanti delle sue opere, si caricano di sentimenti, memorie ed emozioni, per la pittrice diventano personaggi con cui interagire, presenze attente, esseri che vogliono palpitare di vita.
Marina Falco si è lasciata suggestionare da questo mondo minerale metamorfico a partire da un viaggio in terre lontane bagnate dall’Oceano. Il suo è un innamoramento del tatto e della vista, una fascinazione che l’ha portata a ricreare simulacri artificiali sostitutivi di quel mondo petroso naturale. Marina opera con l’intento apparente di realizzare composizioni in trompe-l’œil, innescando dei cortocircuiti visivi con le operazioni in chiave pop di rifacimento di porzioni del regno vegetale e minerale realizzate da un Piero Gilardi, senza però includere alcun riferimento di carattere sociale ai temi dell’ambiente minacciato dalla nostra società dei consumi. Marina ha scelto di confrontarsi con le pietre trattandole come soggetti privilegiati da utilizzare per imbastire fotogrammi di microstorie in formato plastico-pittorico. Le sue sono pietre che impersonano archetipi di condizioni umane particolari, legate ad atteggiamenti individuali caratterizzati da ben definite sfaccettature psicologiche.
Le pietre sono alluse, rifatte, imitate artificiosamente nelle forme e nei colori esteriori o ben mimetizzate in alcune aree delle superfici dipinte dei supporti regolari perlopiù di medie proporzioni. Una particolare efficacia grafica assumono poi le carte dipinte, un concentrato di abilità tecnica e di sensibile definizione dello spazio con misura e armonia minimale.
Le pietre appaiono in veste di singolari trasformers, che mutano il loro status naturale per assumerne degli altri, mostrando una loro intima disposizione camaleontica alle modificazioni sorprendenti del loro aspetto esteriore.
Le pietre aggettano dai piani di fondo come minisculture, avvolte talvolta da vere cordicelle che si snodano all’esterno con doppi lembi sfilacciati e frammentari e che si confondono con la sottostante texture grafica e coloristica, tendenzialmente astratta, dell’opera.
Le pietre ricoprono il ruolo di attori che vivono storie emblematiche, veri e propri atti unici in cui agiscono o singolarmente, alla maniera di introversi personaggi monologanti, o come individui che partecipano a situazioni dialogiche, in cui emergono contrasti o esclusioni interpersonali.